“Una curva cieca”-Giorgio Terruzzi

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Iniziamo a parlare di libri scritti sulle corse. Il materiale è tanto, ma la reperibilità difficile. Per questo partiamo da una “peitra miliare” nella storia della narrativa applicata ai piloti, ai personaggi e alle vicende che di fatto hanno cambiato il modo di intendere le corse e con esse, la loro stessa vita.”

“Una curva cieca” è un viaggio nel passato, percorso con uno stile “noir” da Giorgio Terruzzi. Tutto ha inizio con una lettera arrivata dalla Germania al giornalista italiano, dalla quale nascerà un forte desiderio di sapere cosa ne è stato della vita di Achille Varzi: un campione delle due e delle quattro ruote, destinato a vincere, in lotte furibonde con altrettanti campioni della velocità come Hans Stuck, Campari, Chiron e soprattutto Tazio Nuvolari. Il mantovano volante con il quale il galliatese non riuscirà mai ad incontrarsi sulle piste disponendo della stessa auto. Ai tempi si era perfino parlato di una sfida tra gentleman: stessa pista e stesse auto per vedere chi era il migliore, ma poi non se ne fece nulla, perchè di odiarsi non ne avevano voglia. Quelle degli anni 30 erano corse tra extraterresti che si comportavano da umani, non viceversa, per questo l’innamoramento era una variabile che poteva addirittura uccidere un campione. Ciò accade anche ad Achille Varzi, che dopo una vittoria non degnamente ricompensata, la via della droga diventò la strada più facile su cui vincere. Inizia da lì un buco nero nella vita del galliatese del quale si sa poco, a causa della censura di un governo fascista che non avrebbe mai permesso un affronto tale ad un eroe nazionale. Terruzzi decide di indagare e lo fa tramite i testimoni del tempo, per capire come siano andate le cose, in quella fascia di anni, tra i quali di mezzo vi è anche una guerra, che riconsegnerà con la sua fine un pilota ritrovato: capace di vincere ancora, impressionando più per l’audacia che per il talento, che comunque, resterà vivo anche dopo un letargo durato ben nove anni, fino al 1 luglio 1948, quando sul circuito di Berna Achille lascierà il mondo facendo ciò che gli piaceva fare, concludendo il capitolo finale di un romanzo intrigante ed avvincente, scritto soltato quarant’anni più tardi.

Giacomo Sgarbossa

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